L’autunno è la stagione della vendemmia ma anche della distillazione, ricca degli aromi e dei profumi della grappa, eccellenza interamente italiana riconosciuta e tutelata dal 1989. Da allora, infatti, la parola “grappa” indica unicamente l’acquavite di vinaccia prodotta in Italia da vinacce italiane. Questo prodotto porta con sé un immenso patrimonio di cultura, storia, passione e tradizioni, spesso tramandate di generazione in generazione. Così, in ogni goccia di grappa, non c’è solo la distillazione di una materia prima particolare, ma anche, e soprattutto, una storia unica e un bagaglio di conoscenze che permettono di ottenere prodotti diversi gli uni dagli altri, valorizzando le tipicità regionali in termini di vinacce utilizzate, aromi e profumi. Inoltre, la grappa è importante in termini di sostenibilità ambientale, dal momento che la sua produzione completa la filiera vitivinicola in maniera virtuosa, utilizzando e valorizzando residui che, altrimenti, dovrebbero essere smaltiti, con conseguenti costi economici e ambientali.

Nata nella cultura contadina per non sprecare nulla e recuperare anche i residui del vino, quali bucce e vinaccioli, la grappa si è evoluta con il passare degli anni, nella produzione e nel consumo, e ha smesso di essere un prodotto tipico della civiltà rurale associata unicamente al consumo maschile. Nella storia produttiva della grappa le donne hanno sempre avuto un ruolo di primo piano, con la lavorazione dei residui del vino, e con il passare degli anni hanno iniziato anche a berla e a promuoverne le caratteristiche organolettiche, sfruttando la spiccata sensorialità femminile.

Ogni grappa, infatti, è diversa dalle altre per le vinacce utilizzate nel processo di distillazione, per la tipologia di alambicco impiegato, ma soprattutto per l’arte e la singolarità di ogni distillatore. La diversità delle zone di produzione e di origine delle vinacce accompagna l’assaggiatore a scoprire i diversi vitigni presenti sul territorio italiano, da nord a sud, attraverso aromi e profumi che raccontano un territorio, la sua cultura, le sue tradizioni.

La promozione di un assaggio e di un consumo consapevole di grappa e distillati, esaltandone aromi, profumi e tipicità della produzione, conta dal 1978 sull’associazione Anag, Assaggiatori grappa e acquaviti, attiva e presente in 11 regioni con delegazioni regionali e provinciali. Attraverso corsi per assaggiatori, serate di degustazione e altri momenti di incontro con prodotti enogastronomici regionali, l’obiettivo primario è sempre uno: promuovere una “cultura del bere” dove la qualità, piuttosto che la quantità, si unisce alla tradizione, alla competenza e alla diffusione di un prodotto considerato un’eccellenza nazionale e fra gli ambasciatori dell’Italia nel mondo.

Oggi il Sistema Italia della grappa conta su una produzione di 85 mila ettanidri (un ettanidro corrisponde a 100 litri di alcol anidro, puro a 100 gradi); un’immissione complessiva al consumo di 75 mila ettanidri, di cui circa il 25 per cento destinati ai mercati esteri; 300 milioni di fatturato e circa mille persone impiegate direttamente, oltre a 20 mila nell’indotto.

(fonte: Istituto Nazionale Grappa)