Carapina gelato, nasce nel 2008 a Firenze come vera e propria startup. Oggi conta due locali a Firenze ed uno a Roma e il Carapina Food Truck on the road.
L’Express francese lo menziona insieme a una serie di monumenti romani dell’alta cucina, D de La Repubblica inserisce Carapina tra le 20 gelaterie migliori del mondo e il New York Times Magazine lo indica come “destination” irrinunciabile. Oggi incontriamo il suo fondatore, Simone Bonini, artefice di questo grande successo Made in Italy.

1) Nove parole per descriverti
Visionario, tenace, curioso, affabile, passionale, esteta, effervescente, sempre in movimento.

2) Tre prodotti italiani che non possono mancare nella tua cucina
La pasta, il formaggio e il vino.

3) Una ricetta italiana che ti descrive
La semplicità: lo spaghetto al pomodoro. Sono una persona molto semplice, anche se non mi dipingono così.

4) Come mai ti sei buttato nel mondo del gelato?
Ero convinto di ribaltarlo. Ancora oggi si parla di gelato, ma senza cognizione di causa: pensa com’era dieci anni fa. C’è molta ignoranza, non c’è una disciplinare infatti che lo regola.
Dieci anni fa i negozi erano tutti uguali, semplici e mi sembrava riduttivo per un mondo, quello del gelato, che rappresenta un menù gigantesco: latte, panna, uova, frutta. Il gelato non è solo un cono: c’è un racconto dietro ogni prodotto. Basti pensare al pistacchio o alla frutta che esprime un territorio come i cachi o per esempio la mela Annurca di Teano. Non è possibile parlare di gelato senza cognizione. Mi sono affacciato a questo mondo perché sono molto appassionato di cucina. Volevo raccontarlo, valorizzarlo. Mi sono rivolto allora al gelato, ma poteva essere la pizza: anche lì avrei messo la stessa volontà. Amo cucinare, mia mamma sin da piccoli chi ha insegnato a farlo ed è un settore che mi è sempre piaciuto. Non a caso io sono molto più conosciuto in cucina, tra gli chef, che tra i gelatieri.

5) Made in Italy: perché è importante?
È importante perché si parla del territorio. È innegabile che il popolo italiano ha gusto: se penso a mia nonna, per esempio, pur da persona anziana per uscire si vestiva sempre bene, stava molto attenta a cosa indossare. È innegabile che intorno al Made in Italy ci sia un’allure pazzesca. C’è una grande passione, per esempio, anche nel modo di servire: se l’italiano va a un buffet prende i pasti in piatti diversi, mentre altri popoli mescolano tutto in un piatto (pasta, carne…). Noi abbiamo un menù spesso incomprensibile: antipasto, primo, secondo… Questa nostra eccessiva rigidità nel servire è anche un fattore estetico: tutto deve essere al posto giusto.

6) Italian Sounding: cosa ne pensi?
La colpa è nostra perché non siamo stati bravi a valorizzare i nostri prodotti. Ci sono salumifici che si chiamano Toscana in Canada, c’è il parmesan, c’è il culatello, ci sono salumi che sfruttano il marchio. La colpa nostra: è l’indolenza italiana. Pensavamo di essere talmente bravi a tal punto da non essere copiati. Ma adesso sono talmente bravi all’estero che è ancora più difficile far capire alle persone le differenze. Ci sono ormai in America tantissimi professionisti, non è più come una volta. Tanti vengono qui in Italia e studiano anche un anno per imparare a fare per esempio la pizza. Noi no. Noi apriamo i bar spesso senza saper fare il caffè. L’Italian sounding va attaccato, ma se esiste la colpa è nostra.

7) Cosa si può fare a riguardo?
Possiamo fare ben poco perché in Italia non si fa sistema. Expo è stato un gran volano, ma alla fine… Fossi stato io il ministro avrei fatto l’Expo in tutta Italia; avrei preso la cartina italiana e avrei scritto sopra Expo e fatto eventi in tutta Italia: dalla Sicilia al Trentino. L’Italia è un Expo. Tutti i giorni.

8) Quando vai all’estero cosa pensi del gelato che trovi?
È chimica. Anche in Italia purtroppo il 90 per cento che si trova è chimica.

9) Che consigli puoi dare per riconoscere il gelato in Italia?
Bisogna assaggiare. Adesso ci sono molti falsificatori. Il nostro layout di negozio è ancora attuale pur essendo stato fatto dieci anni fa. Ora i negozi sono tutti belli, l’unica soluzione è assaggiare. Per riconoscere un buon gelato bisogna assaggiare la frutta. La frutta non mente. Il cioccolato, le creme sono più facili da falsificare, ma la frutta no. La frutta di stagione (fragola, limone, pesca) si sentono e si riescono a riconoscere come prodotti artigianale. 
Certo, anche l’aspetto conta. Qui da Carapina ci sono i pozzetti con le carpine dentro che per me è il sistema migliore per conservare il gelato. Va detto che ci sono anche bravi professionisti che lavorano invece con la vetrina. Di sicuro vi consiglio di diffidare dalle “montagne di gelato”!

10) Perché in Italia nelle gelaterie c’è scritto artigianale?
Perché c’è chiaramente un abuso di certi termini che attirano la clientela. Ma anche qui, siate prudenti… Io, ad esempio, pur essendolo ho deciso di non scriverlo. 

Grazie alla nostra italian food Ambassador Francine Segan per questa meravigliosa intervista.