Durante tutto il Feudalesimo, considerando l’involuzione culturale della società ed i mercati commerciali molto limitati, iniziarono a svilupparsi le prime cucine regionali, basate sulle carni e le materie prime ottenute attraverso la caccia, l’agricoltura e l’allevamento nelle zone limitrofe ai feudi.

Durante il Medioevo (1200-1300 d.C.), la Toscana fu colpita dalle continue lotte tra Guelfi (pro imperatore) e Ghibellini (pro Papa), per cui non prestò molta attenzione alla sua cucina, che rimase semplice e frugale: zuppe, cereali, torte di castagne, pane con miele, spezie, uva passa, spezie. Nel periodo successivo (1400-1500 d.C.), l’arte della cucina toscana iniziò a progredire rapidamente, utilizzando sia un’ampia varietà di cibi locali, sia quelli nuovi provenienti dalle Americhe.

I negozi di generi alimentari iniziarono a vendere ottime carni, come il manzo di razza Chianina, l’ agnello, il maiale, la carne di cervo, il tacchino; si potevano trovare poi verdura, cereali, pesce del fiume Arno e di pesce di mare, fagioli, patate, pomodori, cioccolato, e molti altri alimenti.

Presso le corti nobili, sontuosi banchetti, sempre più ricchi, erano frequentemente allestiti: si susseguivano innumerevoli portate e piatti arricchiti con varie salse (di pinoli, tartufi, pepe verde); crescente importanza era data alla presentazione dei tavoli, preparati con sontuose tovaglie, fiori, bicchieri, piatti decorati in maiolica, peltro, argento o oro, posate personali e tovaglioli ben piegati.

In questo periodo venne pubblicato il libro di uno chef toscano che conteneva 57 ricette, “Il Libro della cocina”, segno, già allora, dell’importanza sempre crescente della cultura della buona cucina.

SOURCE: Pietro Melli, www.peterhouses.com
CREDITS PHOTO: Toscana Promozione, www.turismo.intoscana.it