La Toscana, regione bellissima ricca di storia e natura, si estende dal Mar Tirreno alle Alpi Apuane con più di 3.600.000 abitanti distribuiti in 10 province: Firenze (Capoluogo di Regione), Arezzo, Siena, Grosseto, Massa Carrara, Livorno, Lucca, Pisa, Pistoia e Prato.

La storia della cucina toscana ha origini antiche, che risalgono al popolo etrusco e si snodano attraverso i secoli fino ai giorni nostri. Il suo periodo più importante è stato sicuramente il Rinascimento, dove dagli chef che lavoravano presso le nobili corti ci si aspettava la preparazione di piatti molto elaborati, i quali hanno successivamente influenzato la cucina di molti altri Paesi europei, e in particolare la Francia.

Tuttavia, la popolazione toscana amava ancora creare e trasmettere piatti molto meno elaborati. L’antica Toscana fu dapprima abitata da colonie di popolazioni primordiali, poi dagli Etruschi e successivamente dai Romani, entrambi grandi amanti del vino e della buona cucina. Il loro cibo era semplice ma, in qualche modo, già piuttosto vario, per quel periodo.

Legumi (ceci, lenticchie, fagioli), farro, orzo e miglio (usati nelle zuppe), frutta, verdura, vino e olio d’oliva erano infatti già coltivati, e pecore, capre, suini e bovini già allevati sia per il loro latte che per la loro carne. Anche la selvaggina (soprattutto cinghiali selvatici, cervi e gru) era spesso mangiata dagli Etruschi, cotta sui bracieri.

Durante la colonizzazione dell’Impero Romano, la cucina toscana, di origine etrusca, non subì grandi cambiamenti, rimanendo sostanzialmente frugale. Con il declino dell’Impero, l’arrivo in Italia delle tribù barbariche e il conseguente spopolamento delle città a favore delle campagne con l’avvento del feudalesimo, la buona cucina fu solamente riservata ai più ricchi e nobili, mentre i contadini ed i lavoratori dovettero sopravvivere nutrendosi con minestre di verdure e cibo scadente.

SOURCE: Pietro Melli, www.peterhouses.com
CREDITS PHOTO: Toscana Promozione, www.turismo.intoscana.it